titolo progetto: Museo della Carta nell’antica cartiera “Le Carte”
luogo: Pietrabuona, Pescia (Pistoia)
committente: Museo della Carta
data: 2005 – in corso di realizzazione
titolo progetto: Museo della Carta nell’antica cartiera “Le Carte”
luogo: Pietrabuona, Pescia (Pistoia)
committente: Museo della Carta
data: 2005 – in corso di realizzazione
titolo progetto: Progetto di restauro ed ampliamento del Museo Civico di Bolzano
luogo: Bolzano
committente: Museo Civico di Bolzano
data progetto: 2004
Museo Nazionale del Fumetto e dell’Immagine
Il Museo Nazionale del Fumetto è nato dall’adeguamento funzionale di una parte del complesso monumentale di S. Romano, ubicato nel centro storico di Lucca.
Lo spirito con cui il progetto è stato concepito segue i criteri del restauro conservativo ed interagisce con l’esistente in modo sottile ma sempre leggibile, arricchendolo di nuove strutture leggere che stabiliscono un intimo dialogo con il contesto storico.
Le sale espositive, che costituiscono il cardine del progetto, sono costituite da nuovi spazi interni realizzati con strutture staccate e indipendenti: lo spazio unico dei vari ambienti storici è suddiviso su due livelli attraverso contenitori trasparenti che delimitano il percorso museale. La struttura della “macchina espositiva” è concepita con profili composti in acciaio corten per le strutture verticali, rivestiti con vetro temperato trasparente all’esterno. I solai, con struttura in acciaio corten e lamiera grecata, sono rivestiti all’intradosso con telo tipo Barrisol che ha consentito l’introduzione di un sistema di illuminazione molto flessibile e suggestivo. L’allestimento del Museo è collocato nei due livelli ricavati all’interno degli elementi di progetto che in questo modo si configurano come una sorta di teca in vetro fuori scala.
Il mondo dinamico dei fumetti si rispecchia così nei soffitti illuminati che, grazie a precisi programmi, ritmano il cammino dell’osservatore cambiando di intensità e tonalità. A questo mondo di colori si contrappone il nero dell’edificio, che diviene il substrato migliore per la lettura dell’ immaginario: le teche di vetro, trait d’union tra storia e fantasia, fondono i colori dei soffitti con il nero delle pareti e guidano l’osservatore attraverso l’evoluzione del fumetto. La particolare tipologia di struttura e le finiture scelte hanno consentito una grande flessibilità, sia per l’inserimento delle opere che per la gestione degli impianti, pur mantenendo il massimo rispetto per l’edificio storico in cui si inseriscono.
L’intervento di tipo più progettuale sopra descritto è stato infine accompagnato da molteplici opere di restauro rivolte ai vari elementi degradati che richiedevano interventi di recupero e consolidamento: dal ripristino del manto e della struttura di copertura, al recupero degli intonaci, delle decorazioni esistenti e della muratura in laterizio faccia a vista.
Anno di Realizzazione: 2005
titolo progetto: Progetto di riqualificazione funzionale del Teatro Lazzeri
luogo: Livorno
committente: Ente Promotore Società Primerose s.r.l.
data: 2003
Fondazione Giuseppe Lazzareschi
Il nuovo edificio, sede di una Fondazione destinata alla promozione di eventi culturali, si sviluppa in prossimità di un lato minore del Palazzo Comunale di Porcari, ubicato nel centro della cittadina. Il fabbricato si inserisce quindi in un ambito densamente costruito, ma in corrispondenza dell’ampia piazza verde che si distende ai piedi del municipio.
L’edificio si sviluppa su tre livelli di cui uno è interrato; l’accesso al piano terra avviene tramite una bussola in vetro con le stesse caratteristiche cromatiche e materiche del paramento, posta sul lato che fronteggia il Comune.
Dalla bussola si accede direttamente ad una sala per eventi culturali ed espositivi, che si configura come un ambiente molto versatile, adatto a molteplici soluzioni di arredo. Dalla parte opposta si concentrano invece i collegamenti verticali ed i servizi (ascensore, scale, servizi igienici).
La stessa organizzazione distributiva e funzionale viene riproposta agli altri livelli dell’edificio: al piano interrato l’ambiente principale è costituito da una sala di servizio, mentre al piano primo si trova una seconda sala per eventi culturali ed un ambiente adibito a segreteria.
L’aerazione dell’edificio è stata affidata ad alcuni lucernari dalla forma conica ubicati sulla copertura ed al condizionamento con l’aria primaria.
Considerata la particolarità del contesto, il progetto si è articolato attorno all’idea di creare un volume astratto e leggerissimo, una camera di luce che racchiudesse gli spazi espositivi, facendo filtrare al loro interno una luce diffusa e mutevole. Così l’involucro esterno si è definito in una “pelle” di vetro giallo tenue i cui pannelli, parzialmente sovrapposti, ne hanno disegnato il profilo mistilineo.
La complessità della struttura interna, necessaria per sorreggere le lastre di vetro temperato di grosso spessore e a doppia camera d’aria, non è stata resa leggibile all’esterno, proprio per la volontà rafforzare la semplicità e la purezza delle forme del fabbricato. I vetri, utilizzati anche per la gronda, grazie alla colorazione posta all’interno della camera d’aria, hanno assicurato il mantenimento nel tempo delle caratteristiche cromatiche originarie.
Se la “pelle esteriore” è stata fortemente condizionata dal contesto, l’architettura degli interni ha voluto invece spaziare e contrapporsi al linguaggio epidermico attraverso l’uso di materiali e forme diverse: da qui la struttura in cemento armato a vista utilizzata per i pilastri circolari, i solai, il corpo scala-ascensore; il legno per i controsoffitti e per i rivestimenti; il calcestruzzo lucidato a panno per i pavimenti; il ferro giallo e la resina per la scala. L’ambiente interno si è arricchito così di nuovi stimoli percettivi, formali, materici e tattili, divenendo un luogo suggestivo, plasmato da continue vibrazioni chiaroscurali.
Anno di Realizzazione: 2003
titolo progetto: Progetto del Museo di Arte Contemporanea nell’Accademia delle Arti sulla Bruhlschen Terrasse
luogo: Dresda, Germania
data progetto: 1999
Teatro Dante – Campi Bisenzio (FI)
Il Teatro Dante, costruito intorno al 1870, si trova nel cen- tro storico della città di Campi Bisenzio, proprio davanti al Palazzo Comunale, nella piazza dedicata anch’essa al gran- de poeta fiorentino.
Il teatro fu costruito a cura dell’Accademia dei Perseveran- ti, su progetto all’architetto campigiano Mariano Falcini. L’edificio ha conservato le sue forme originali, con la clas- sica struttura ottocentesca a palchi, fino al 1952 quando è stato completamente ristrutturato per essere adeguato alla nuova funzione di cinema: sono stati così completamente distrutti sia i palchi che gli arredi interni e dell’originaria co- struzione è rimasta solo la facciata. In seguito il cinema è stato chiuso ed è rimasto in stato di abbandono fino alla fine del secolo, quando è stato acquistato dal Comune che ha indetto un concorso ad inviti per restaurarlo e riportarlo agli antichi splendori.
Il progetto per il restauro del Teatro ha tratto le mosse da uno stato preesistente solo in parte ormai recuperabile, ed ha riorganizzato e rifunzionalizzato lo spazio interno ed esterno, sia intervenendo sugli ambienti esistenti, sia intro- ducendo nuovi elementi funzionali e formali.
È stato così definito un involucro trasparente aggiuntivo, necessario per organizzare gli spazi preesistenti e al con- tempo creare un nuovo e più diretto rapporto con la città. Vetro e cotto costituiscono pertanto i materiali con cui è stato pensato questo diaframma leggero: dal perimetro dell’antico volume si staccano così i profili irregolari di tre nuovi oggetti, delimitati da un ordito di cotto a lamelle e sormontati da teche in vetro di forte spessore. All’interno dei volumi di progetto si inseriscono gli spazi ed i servi- zi necessari per adeguare il Teatro alle moderne esigenze igienico-sanitarie e di sicurezza: tali corpi avviano così un dialogo formale e concettuale con la città contemporanea, con la quale interagiscono creando, all’esterno, nuovi am- biti urbani. Il legame con la storia è ribadito attraverso il restauro della storica facciata monumentale che il pubbli- co può continuare ad utilizzare come ingresso principale. All’interno, tra il foyer e la sala vera e propria, è stato inter- posto un diaframma ben attrezzato per completare le ripo- ste alle moderne esigenze funzionali
Teatro Cristoforo Colombo
Il teatro è stato costruito nei primi anni del ‘900 ed inaugurato nel 1913, su disegno del prof. Ricci, preside dell’Istituto d’Arte di Lucca. La sua fondazione e costruzione è stata possibile per il filantropismo di alcuni abitanti di Valdottavo, che di ritorno dall’America, decisero di formare una società e donare il teatro al paese. Vi furono realizzate commedie e opere musicali di im- portante interesse, che richiamarono il pubblico anche dai paesi vicini. Intorno al 1960 fu trasformato in cinema, così che perse la sua caratteristica di luogo deputato allo spettacolo e cominciò il declino della struttura pubblica. Nel 1976 fu chiuso e solo nel 1977, l’Amministrazione Comunale, acquistò l’immobile. L’edificio è tutelato dal Ministero dei beni culturali e l’interesse più rilevante che scopriamo all’esterno è la facciata in stile secessionista, che con un ornamento garbato, di scala appropriata, inse- risce il teatro nel paesaggio e lo fa diventare il vero polo di attrazione del paese di Valdottavo. L’intervento di restauro e risana- mento conservativo progettato, tiene conto delle caratteristiche architettoniche e tipologiche e, attraverso uno studio attento e un rilievo architettonico scrupoloso, si propone di recuperare integralmente gli spazi interni, sia per le sale ai vari piani che per il palco- scenico, dove ripropone la ricostruzione dell’arco di proscenio.
I servizi, sia per la sala che per la zona dedicata agli spettacoli sono di nuovo ubicati ai lati del corpo principale, unica variazione rispetto al progetto originale è la creazione di nuovi camerini nel piano sotto- palco.
I prospetti esterni restano invariati, ad eccezione di alcune aperture e tamponamenti nei due fronti laterali, dove verrà riproposto il bugnato della facciata principale a ricordare com’era originariamente l’aspetto del fabbricato. Per la funzionalità del retro palcoscenico, è prevista un’apertura, già esistente e attualmente tamponata, nel fronte nord, così da poter accedere anche con mezzi meccanici al palco stesso. Gli impianti previsti rispondono alle normative vigenti in materia e la centrale termica è ubicata fuori del fabbricato, in un’area di proprietà comunale. Tutto l’intervento è rea- lizzato da maestranze specializzate nell’arte del restauro, sia per le murature che per gli ornamenti esterni e le decorazioni interne.
Il piccolo museo della Beata Brun Barbantini, situato nel centro storico di Lucca, è allestito in alcuni ambienti interni ubicati nella sede originaria dell’ordine.
L’elemento conduttore del processo creativo è stato il totale rispetto dei luoghi ed il restauro e la conservazione di tutti gli elementi costitutivi. Da qui l’esigenza di realizzare un progetto di allestimento delicato, che ben si inserisse nel contesto ambientale storico e che ben si adeguasse alla tipologia del contenuto espositivo.
In tale ottica sono state ideate vetrine con struttura portante in ferro verniciato color crema, con rifinitura in legno di cipresso femmina e con tamponamento in vetro tipo “visarm”.
E’ stata privilegiata la struttura in ferro, perché ha permesso la creazione di vetrine con sezioni portanti molto esili che sono state poi unite al legno, così da ottenere un raffinato effetto architettonico. La parte posteriore delle vetrine è stata chiusa con pannelli in multistrato posti all’interno degli espositori che sono stati rivestiti con un tessuto in lino grezzo.
In tal modo si è concretizzato un intervento che, attraverso la semplicità e la sobria purezza delle forme, richiama il concetto di quanto esposto e lo ripropone attraverso l’uso dei colori delicati e delle sottili vibrazioni cromatiche e chiaroscurali, evidenziate dalle irregolari inclinazioni delle vetrine.
Gli oggetti esposti sono prevalentemente beni personali della Beata Maria Domenica Brun Barbantini e l’ordinamento delle opere scelto è di tipo cronologico, così da consentire un più chiara lettura tematica.
Anno di Realizzazione: 1995
titolo progetto: Restauro del Palazzo Comunale
luogo: Castiglione Garfagnana (Lucca)
committente: Comune di Castiglione Garfagnana
data: 1986-1989
con: Andrea Perelli