Fondazione Giuseppe Lazzareschi
Il nuovo edificio, sede di una Fondazione destinata alla promozione di eventi culturali, si sviluppa in prossimità di un lato minore del Palazzo Comunale di Porcari, ubicato nel centro della cittadina. Il fabbricato si inserisce quindi in un ambito densamente costruito, ma in corrispondenza dell’ampia piazza verde che si distende ai piedi del municipio.
L’edificio si sviluppa su tre livelli di cui uno è interrato; l’accesso al piano terra avviene tramite una bussola in vetro con le stesse caratteristiche cromatiche e materiche del paramento, posta sul lato che fronteggia il Comune.
Dalla bussola si accede direttamente ad una sala per eventi culturali ed espositivi, che si configura come un ambiente molto versatile, adatto a molteplici soluzioni di arredo. Dalla parte opposta si concentrano invece i collegamenti verticali ed i servizi (ascensore, scale, servizi igienici).
La stessa organizzazione distributiva e funzionale viene riproposta agli altri livelli dell’edificio: al piano interrato l’ambiente principale è costituito da una sala di servizio, mentre al piano primo si trova una seconda sala per eventi culturali ed un ambiente adibito a segreteria.
L’aerazione dell’edificio è stata affidata ad alcuni lucernari dalla forma conica ubicati sulla copertura ed al condizionamento con l’aria primaria.
Considerata la particolarità del contesto, il progetto si è articolato attorno all’idea di creare un volume astratto e leggerissimo, una camera di luce che racchiudesse gli spazi espositivi, facendo filtrare al loro interno una luce diffusa e mutevole. Così l’involucro esterno si è definito in una “pelle” di vetro giallo tenue i cui pannelli, parzialmente sovrapposti, ne hanno disegnato il profilo mistilineo.
La complessità della struttura interna, necessaria per sorreggere le lastre di vetro temperato di grosso spessore e a doppia camera d’aria, non è stata resa leggibile all’esterno, proprio per la volontà rafforzare la semplicità e la purezza delle forme del fabbricato. I vetri, utilizzati anche per la gronda, grazie alla colorazione posta all’interno della camera d’aria, hanno assicurato il mantenimento nel tempo delle caratteristiche cromatiche originarie.
Se la “pelle esteriore” è stata fortemente condizionata dal contesto, l’architettura degli interni ha voluto invece spaziare e contrapporsi al linguaggio epidermico attraverso l’uso di materiali e forme diverse: da qui la struttura in cemento armato a vista utilizzata per i pilastri circolari, i solai, il corpo scala-ascensore; il legno per i controsoffitti e per i rivestimenti; il calcestruzzo lucidato a panno per i pavimenti; il ferro giallo e la resina per la scala. L’ambiente interno si è arricchito così di nuovi stimoli percettivi, formali, materici e tattili, divenendo un luogo suggestivo, plasmato da continue vibrazioni chiaroscurali.
Anno di Realizzazione: 2003